La Val Codera costituisce una valle laterale che si sviluppa in tutto il suo splendore sul fianco orografico sinistro della Val Chiavenna. Il sentiero principale di accesso parte dal comodo parcheggio di Novate Mezzola in provincia di Sondrio, raggiungibile in auto attraverso la SS 36, oppure in treno fino a Colico e successivamente con un bus fino a Novate Mezzola, in quest’ ultimo caso in una decina di minuti dalla fermata dell’autobus si giunge all’attacco del sentiero.
Il sentiero che conduce al nucleo abitato di Codera attraverso il carinissimo nucleo di Avedée, costituisce peraltro l’inizio della prima tappa ufficiale del Sentiero Roma, nonchè tappa CAI del Sentiero Italia, non mancano infatti indicazioni che guidano l’escursionista attraverso questi luoghi, qualunque tragitto venga scelto.
Il sentiero parte subito in decisa pendenza e poco dopo capirete perchè viene chiamato anche amichevolmente “la mulattiera delle scale”… io non li ho certo contati, ma la tradizione vuole che si contino più di 2600 scalini. Si può notare il grande lavoro di realizzazione del sentiero sempre tenuto in perfette condizioni, segno che in passato costituiva una importante via di comunicazione, infatti quando raggiungerete Codera vi troverete di fronte ad un vero e proprio paese, con tanto di case, osterie, rifugi, museo, municipio e scuole (ora entrambi ovviamente adibiti ad altre destinazioni d’uso, ma tant’è) non ad un piccolo ed isolato alpeggio, insomma un paese la cui caratteristica principale è quella di non essere raggiunto da una strada, un paese il cui accesso può avvenire solo a piedi (l’elicottero manco lo consideriamo, sennò che gusto c’è, vero?)
I panorami sul sottostante lago di Mezzola non mancano fin da subito, allietando così le brevi pause…
Lungo il sentiero non mancano le curiosità, ad esempio vi chiederete come diamine sia arrivato fino qua questo mezzo apparentemente abbandonato…..
Proseguendo lungo il sentiero si raggiunge la piccola frazione di Avedéé…
il sentiero prosegue dapprima leggermente in piano per poi scendere perdendo quota, mentre già si intravede in lontananza il paese di Codera
Si scende per un centinaio di metri circa fino a passare sotto ad un tratto coperto che ripara dall’acqua dei ruscelli che cola copiosa dall’alto e immagino da qualche valanghetta in inverno, per poi risalire, ma con pendenze decisamente più miti rispetto alla tosta scalinata iniziale.
Si giunge finalmente al cimitero di Codera con la particolare iscrizione dipinta sull’intonaco, la cui lettura non può non far riflettere il viandante…..
Siamo ormai giunti all’abitato di Codera, dove ad accoglierci troviamo uno dei due rifugi presenti in paese. Data la salita e l’ora propizia, una tappa per la colazione a base di caffè e di un’eccezionale torta fatta in casa sono un vero toccasana ed una infusione di nuova energia per proseguire sull’ancor lungo percorso che ci siamo prefissati oggi.
Combattuto ormai il calo degli zuccheri, si riparte zaino in spalla alla volta del rifugio Brasca, meta della prima tappa del Sentiero Roma, proseguendo su strada ampia in terra battuta costeggiando il bel torrente Codera che data la calura estiva invita ad un bagno rinfrescante. La segnaletica non manca di certo e in ogni caso sarebbe impossibile sbagliare. La vista delle montagne che costituiscono la testata di valle con il loro cambio di prospettiva man mano che ci si addentra e ci si avvicina è a dir poco spettacolare.
Proseguendo, lasciamo sulla destra una piccola centrale idroelettrica, un piccolo nucleo di baite sulla sinistra e raggiungiamo il bellissimo piano della frazione Bresciadega, con le sue baite, le casette ben curate e l’omonimo rifugio.
Un bel carico di acqua alla freschissima fontana, 5 minuti di relax accompagnato dallo scampanellio delle vacche al pascolo e il cartello che ci indica il tempo e la meta, ci sprona a ripartire.
Continuando in lieve salita, si passa una sbarra e si prosegue sotto la confortante frescura degli abeti, cullati dal lieve stormire delle fronde e dal canto del torrente poco distante. Supero alcuni gruppi di Scout accampati con le loro tende presso una struttura che funge loro da base, mi dicono si tratti di una delle tante sparse in Val Codera, quindi incuriosito mi soffermo per una chiacchierata. Scopro cosi, grazie al racconto di un anziano seguace di Baden Powell, che la Val Codera ha giocato un ruolo assai importante nella storia dello Scoutismo Italiano, ecco perché è così diffuso e sentito da quelle parti. Mi raccontano così l’interessante storia delle “Aquile Randagie”.
In epoca fascista, intorno agli anni 20, il Duce bandì tutte le associazioni giovanili, pertanto anche gli Scout vennero considerati illegali. Alcuni di loro diedero vita ad una sorta di resistenza ovviamente non armata, costituendo il gruppo delle Aquile Randagie che aveva il compito di mantenere vivo lo scoutismo e i suoi principi, pertanto si riunivano in clandestinità nei luoghi più remoti e isolati per non essere scoperti. La Val Codera, lontana dalle facili vie di comunicazione stradali, fluviali e ferroviarie, ben si prestava a questa sorta di ritrovi, e da allora le Aquile Randagie sono in qualche modo l’emblema di questa bellissima valle. Tra l’altro Le Aquile Randagie ebbero pure un grande merito umanitario, infatti salvarono moltissime persone dalla deportazione Nazista, conducendole oltre confine in territorio Svizzero. Ringraziando per le interessanti informazioni e per il sincero entusiasmo con il quale vengo reso edotto di ciò, riparto per gli ultimi passi verso il rifugio Brasca dove finalmente riposerò e placherò i morsi della fame…
Accolto dalla squisita cortesia del sorridente rifugista, deposto lo zaino e levato al cielo il boccale di birra freschissima, è il momento del brindisi a questi luoghi stupendi e alle bellissime persone che ho incontrato lungo il mio cammino odierno.
Due chiacchiere con il rifugista e lo stomaco reclama soddisfazione, quindi mi informo sui manicaretti alpini disponibili a pranzo, scelta difficile tra l’altro, ci sono parecchie cose appetibili, ma uno schiavo del carboidrato come il sottoscritto poteva forse rinunciare a quel suono magico, a quella frase che sembra quasi una sinfonia per il palato…”Pizzoccheri o Gnocchi alla Chiavennasca”? Piatto ricco, mi ci ficco, opto per gli gnocchi e chiedo pure il pane per fare scarpetta visto l’abbondante burro (guai a lesinare con il burro in questi piatti), sorpresa delle sorprese, pane fatto in casa cotto nel loro forno a legna…Spettacolo!!!!!!!! C’è ancora spazio per un dolcetto, quindi di fronte ad un sequel di proposte una meglio dell’altra opto per una torta con accanto un semifreddo, tutto rigorosamente fatto in casa, per terminare poi con caffè e grappetta al pino mugo quindi posso dire di essere sazio.
Pagato il conto peraltro davvero onestissimo, mi soffermo per una simpatica chiacchierata con il rifugista, mi informo sulla seconda tappa del sentiero Roma, ovvero la traversata dal rifugio Brasca fino in Val Masino attraverso il Passo del Barbacan, e dopo i saluti e i complimenti sinceri per l’eccellente cucina e la calorosa ospitalità, riprendo il cammino in discesa verso Codera, dove effettuerò una deviazione verso un’altra meta degna di nota, mi farà allungare di molto la strada, ma ne vale davvero la pena…
Già, proprio così, ridisceso a Codera prenderò questa deviazione che mi porterà a scendere fino ad attraversare il torrente omonimo su un caratteristico ponte di pietra, risalirò fino alla frazione Cii, salirò ulteriormente fino a raggiungere il Tracciolino, passero sotto la frazione Cola e proseguendo raggiungerò sempre su comodo sentiero, dopo aver attraversato diversi canaloni scoscesi, la bellissima frazione di San Giorgio di Cola.
Un’ultima occhiata al panorama e si inizia a scendere verso il torrente, lo si valica sul caratteristico ponte e si riprende in salita decisa.
In questa tratto di salita si è abbastanza chiusi in una gola, ma non demoralizzatevi, quello che vi aspetta più avanti vi ripagherà compresi gli interessi…intanto si raggiungono e si superano sempre su agile sentiero le case della frazione Cii…
E continuando a salire, si raggiunge finalmente il Tracciolino dove finalmente si può tirare il fiato ed iniziare un percorso pianeggiante in direzione di Verceia accompagnati da panorami a dir poco spettacolari. Il Tracciolino è un percorso talmente bello che merita una trattazione a se solo per ciò che regala come panorami ed emozioni, ma un breve cenno mi pare comunque doveroso. Il Tracciolino risale agli anni 30 e costituisce il percorso lungo 12 km. di una piccola ferrovia di servizio che collegava due piccole dighe, una in Val Codera, e la diga di Moledana in valle dei Ratti. Estremamente suggestivo, nel tratto verso Verceia si possono ancora percorrere le rotaie e attraversare diverse gallerie scavate a mano nella roccia (raccomandata la lampada frontale), il tutto a picco sul baratro che culmina sul sottostante lago di Mezzola. Il sentiero è espostissimo, ma completamente protetto da pali e cavi di acciaio, pertanto percorribile da chiunque, anche da chi potrebbe avere problemi di vertigini, un percorso praticamente in piano che mantiene la quota intorno ai 1000 metri e che stra consiglio per la bellezza dei luoghi. Per chi non volesse affrontare una lunga camminata, esiste la possibilità di salire in quota in auto partendo da verceia, attraverso una stretta e sconnessa strada interpoderale a pagamento, il cui ticket di accesso del costo di 5 € è acquistabile in diversi esercizi della zona o presso gli uffici comunali. Spesso il tracciolino viene chiuso per via delle frequenti frane, dato l’ambiente molto impervio, vi consiglierei dunque di informarvi prima presso il portale del comune di Verceia
https://www.comune.verceia.so.it/c014075/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/20050
Continuando lungo il cammino si scende verso l’abitato di San Giorgio di Cola, che già visto dall’alto, abbarbiccato sul cocuzzolo della montagna, lascia ben presagire…
Arrivare a San Giorgio dona un senso di relax, sembra davvero di vivere fuori dal tempo ma con tutti i comfort, case ben tenute e ristrutturate, perfino un mini parco giochi per bambini…giusto il tempo di una rinfrescata e si inizia la discesa su ripidissimo sentiero scosceso verso Novate Mezzola, anche qui con diversi tratti esposti, ma sempre ben protetti, quindi assolutamente agevoli a qualunque livello.
Terminata la discesa si giunge in una cava oltre la quale ci attende un tratto di strada asfaltata in paese che ci ricondurrà al piazzale del parcheggio dal quale siamo partiti.
Conclusioni: Un Itinerario certamente lungo, ma che non presenta alcuna difficoltà, che tocca luoghi di interesse paesaggistico, culturale e storico, insomma un itinerario che mi sento di consigliare senza dubbio. Pur essendo privo di difficoltà tecniche, l’itinerario richiede un discreto impegno fisico, il percorso infatti copre 28 km con un dislivello positivo di circa 1300 metri complessivi.
Non mi resta dunque che ringraziare Paolo per l’ospitalità sul sito, ringraziare voi lettori che avete avuto la bontà e la pazienza di leggere fino alla fine e invitarvi ad iscrivervi al canale di Paolo “arriva il nonno” canale ricco di consigli, curiosità e tanta armonia come piace a noi gente dei montagna.
Un abbraccio a tutti…
Marco Annoni
Complimenti Marco, per la descrizione di una bella escursione, completa di tutto, anche sul punto ristoro. Molto utile. Grazie
Grazie mille, Sara, ci sarebbe stato bene un bel commento su quelle prelibatezze fatto da un’esperta di cucina come te……
Questo itenerario e’ anche un racconto poetico fra borghi, valli ,boschi , edicole sacre e deliziosi spuntini.
Grazie Marilena, in effetti quei luoghi sono davvero interessanti sotto ogni punto di vista.
Chi puo resistere a tale invito?