Cresta della Giumenta

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Un Sabato di Agosto, il primo giorno di vacanza dopo un anno di intenso lavoro, un giorno che merita di essere celebrato con qualcosa di speciale……..

Da tempo osservavo con curiosità mista ad interesse la Cresta della Giumenta, sita nell’area Lecchese nel gruppo del Resegone, un sentiero attrezzato che a giudicare dalle foto dovrebbe regalare panorami ed emozioni memorabili.

La Cresta della Giumenta collega attraverso un percorso aereo e parecchio esposto riservato ad Escursionisti Esperti (Livello EE) , il monte Magnodeno 1241 mt. s.l.m. (Magnòdeno con l’accento sulla O, Magnöeden in dialetto Lombardo) con il passo del Fo’, passando attraverso la croce della cima di Fo’ che ne rappresenta il punto più alto 1327 mt. s.l.m.

Il senso di percorrenza è duplice e a discrezione del singolo, anche se a mio avviso, il percorso è più godibile e panoramico percorrendolo dal Magnodeno verso il Fo’, inoltre i passaggi chiave si affrontano in salita e non in discesa su terreno comunque insidioso.

Considerando quindi la direzione da me scelta, il punto di attacco della cresta può essere raggiunto sia da Versasio che da Erve, la mia scelta è stata da Versasio, dal piazzale della funivia che sale ai Piani d’Erna.

Raggiunto il piazzale della Funivia, va detto che il parcheggio è gratuito nei mesi invernali, mentre in estate il prezzo è di 3 € per tutto il giorno, prezzo a mio avviso peraltro onestissimo, viste le “legnate” che spesso si prendono in luoghi di interesse turistico.

Sul lato destro del parcheggio, in prossimità della fermata dell’autobus 5 che sale da Lecco. proprio di fronte allo stallo di pagamento presidiato da ragazzi cortesissimi, si incontrano i cartelli indicatori per i vari itinerari che seguiamo imboccando un sentiero in leggera discesa che condurrà ad incrociare una strada asfaltata che percorreremo tenendo la destra per un breve tratto fino a raggiungere in un paio di ore il monte Magnodeno.

A sinistra l’inizio vero e proprio del sentiero

Raggiunto un cancello Ligneo che segna l’ingresso all’agriturismo Deviscio, notiamo un sentiero ciottolato sulla sinistra che imbocchiamo in direzione del rifugio Stoppani, che in realtà non raggiungeremo nel percorso odierno.

I cartelli all’imbocco del sentiero.

Ci troviamo ora sul sentiero 1, che sale fino alla punta Cermenati, la vetta più alta del Resegone, lo seguiremo per un breve tratto boschivo, incontrando sulla sinistra la deviazione che conduce all’attacco della ferrata Gamma 1, fino a raggiungere l’aperta località Costa.

Si raggiunge così la località Costa, dove lo sguardo si apre sui primi contrafforti del Resegone e sul Magnodeno, apertura che regala un minimo di brezza in questo caldissimo ed afoso Sabato di Agosto.

Ignoriamo il bivio che a sinistra conduce al rifugio Stoppani, e proseguiamo dritti in direzione Magnodeno

Il bivio per il rifugio Stoppani

Proseguendo incontreremo un altro bivio e tenendo la destra, seguendo le indicazioni del Sentiero Didattico, ci addentreremo nuovamente nel bosco.

Il sentiero che abbiamo appena lasciato alla sinistra sarà poi in realtà quello che percorreremo scendendo al ritorno, in pratica in questo punto si chiuderà un giro ad anello.

Proseguendo su comodo ed agile sentiero in falsopiano, incontriamo altri cartelli rudimentali, ma sempre utilissimi, che rendono impossibile sbagliare direzione, fino ad attraversare un bellissimo torrentello dalle acque cristalline.

La pacchia è finita, ora si inizia a salire seriamente, ma è altrettanto vero che iniziano gli scorci sul sottostante lago e sulla parte meridionale della città di Lecco, oltre a una curiosissima pianta, dimostrazione di come la natura sappia riprendersi i propri spazi e reclamare la propria identità…

Raggiundo un colletto, si piega a destra e lungo il crinale si può raggiungere in pochi minuti la cima del Magnodeno, con la sua Croce di vetta, l’omonimo bivacco dove curiosamente spesso fanno pure da mangiare e la piazzola per l’elicottero.

Consiglio vivamente a chi non ci fosse mai stato di farci una puntatina, il panorama da lassù è a dir poco stupendo.

Essendoci già stato, opto per proseguire diretto verso la cresta della Giumenta, fa un caldo assurdo, sono letteralmente fradicio per non dire marcio di sudore, quindi evito volentieri l’ultima salita che nell’ottica del giro che mi sono prefisso sarebbe solamente un surplus.

Alla fine del crinale si incontra un cartello che segnala di scendere lungo l’erboso pendio verso la cresta della Giumenta che si trova in direzione opposta. Continuando ad attraversare longitudinalmente il prato, si raggiunge una fonte d’acqua con una panchina, dove un mulo nascosto tra i rami mi spia curioso…

Ci troviamo ad un bivio, il sentiero evidente scende verso destra in direzione di Erve, mentre con un minimo di attenzione, sul crinale che prosegue dritto si scorge tra la vegetazione una timida traccia che reca ad una serie di cartelli che costituiscono il vero e proprio inizio del sentiero attrezzato della Cresta della Giumenta.

Raggiungiamo quindi il cartello/avviso di inizio Ferrata/Sentiero attrezzato che esorta a procedere con le relative protezioni, indossando imbrago, kit da ferrata e caschetto, consiglio o monito che dir si voglia che fa comunque riflettere sul fatto che ci si addentra in zone impervie, insidiose e da non sottovalutare per nulla.

il sentiero attrezzato, a mio avviso qualcosa di più che un semplice sentiero protetto, in realtà non presenta grandi difficoltà, ma sulla necessità di imbrago e kit da ferrata esprimerò il mio parere nelle considerazioni finali, per non sottrarre spazio alla parte interessante, ovvero il percorso.

La cresta si presenta nella pressoché totale sua interezza assistita da catene e fune inguainata, quest’ultima dal rivestimento plastico cotto dal sole che lascia intravedere per lunghi tratti il sottostante metallo parzialmente corroso dalla ruggine; i guantini in questo caso possono tornare certamente utili, al di la del fatto che quel tratto forse richiederebbe un minimo di manutenzione pur non trovandosi fortunatamente in punti chiave del percorso, ma fungendo per un breve tratto poco più che da corrimano a protezione della costante esposizione su ambo il lati.

La prima parte della cresta è alquanto noiosa, essendo un continuo saliscendi da dossi erbosi, su stretto sentierino reso infido e scivoloso dalla ghiaietta, percorso che non va comunque sottovalutato, una scivolata potrebbe davvero costare cara data l’esposizione, anche se la catene non mancano a guisa di protezione.

Terminato il tratto erboso, si inizia finalmente ad addentrarsi salendo verso i primi torrioni in ambiente più roccioso, superando facili roccette con passaggi di 1° e con un minimo di fantasia anche di 2° grado.

Un susseguirsi di facili torrioni ci porta verso i tratti più tecnici della cresta, dove un divertente camino da percorrere in discesa, davvero angusto e verticale lungo una decina di metri, (attenti allo zaino se ingombrante), comunque aggirabile sulla destra su tratto molto esposto, ci condurrà ad una selletta poco prima della cima di Fo’, punto più alto della cresta.

Siamo entrati ormai nel vivo, i successivi metri saranno un po’ più impegnativi……..

Continuando a stramaledire il caldo atroce, si scende sempre in costante esposizione su una selletta e seguendo un breve traverso si raggiunge un canalino alla base del torrione finale.

Siamo al passaggio chiave di tutta la cresta, un canalino verticale che tende a stringere a guisa di camino, che volendo può essere evitato utilizzando un piccolo sentiero comunque abbastanza esposto che rappresentando una via di fuga aggira quest’ultimo torrione sulla destra.

Beh, che diamine, manco dirlo che rinuncio al tratto piu bello, visto che il resto, detto sinceramente, a parte i panorami da urlo è a mio avviso abbastanza noiosetto……

Il divertente camino finale è un tratto abbastanza verticale di una decina di metri, arrampicabile su roccia decisamente buona con passaggi di 2° e volendo qualcosina di 3° che se siete imbragati (ma solo in quel caso) vi consiglio di arrampicare usando la catena solo come assicurazione e non come mezzo di progressione per issarsi a forza.

Siamo giunti ormai alla fine, ancora pochi metri di banali roccette e saremo all’uscita della cresta, poco sopra il monumento ai caduti della montagna del passo del Fo’ da cui avrà inizio su facile e ben indicato sentiero il noiosissimo e rovente itinerario di discesa verso il punto di partenza.

Siamo al cospetto dei potenti e imponenti contrafforti che a guisa di Pilastri reggono le praterie di Pian Serrada. Scendendo verso la carinissima Capanna Ghislandi di proprietà del CAI di Calolziocorte ci troviamo di fronte ad interessanti possibilità di concatenamento come naturale prosecuzione di ascesa alla vetta del Resegone, ammetto che la tentazione c’è, ma il caldo atroce mi fa desistere.

Concatenamenti possibili

la Bastionata di Pian Serrada oltre a costituire un’important palestra di arrampicata del CAI, con vie di tutto rispetto, offre la possibilità di regalare alla Cresta della Giumenta due naturali vie di concatenamento per raggiungere la cima del Resegone.

Da qui infatti si sviluppano la Ferrata del Centenario e più in la il sentiero attrezzato del Caminetto / Buco della Carlotta, che conducono sugli erbosi pendii superiori di Pian Serrada e da li, raggiungendo in salita il sentiero 1 che sale dai piani d’Erna, al rifugio Azzoni, e alla croce di vetta della punta Cermenati.

Conclusioni finali

L’intero percorso si snoda si poco più di 13 Km, con circa 1050 mt. di dislivello positivo e il consiglio spassionato che mi sento di dare è quello di evitarlo nei mesi più caldi.

Svolgendosi interamente a quote tutto sommato basse, nel bosco l’umidità è soffocante e il sole a picco su tutta la cresta è una vera maledizione, forse anche per questa mia scelta poco felice non ho apprezzato cosi tanto questo percorso, o forse perchè mi ero creato una tale aspettativa che non ha poi trovato riscontro.

Carina certamente si, ma per il mio modo di vedere assolutamente soggettivo non cosi fantastica.

Imbrago, kit da ferrata, caschetto…..Si o No?

La cresta nella sua totalità è sicuramente un percorso che non presenta particolari difficoltà, ma in parecchi punti è particolarmente esposto e certi passaggi sono insidiosi in quanto la ghiaietta rende alquanto scivoloso il procedere, soprattutto nei tratti in discesa.

Ritengo dunque che indossare imbrago e se non si vuole utilizzare il kit da ferrata, avere a portata di mano una longe o una fettuccia o un cordino con un moschettone per eventuale momento di difficolta, non costituisca un demerito, bensi costituisca un’imprudenza, ahimè ultimamente davvero troppo di moda, il fatto di esserne sprovvisti. .

Va bene, è una cresta facile, ma non dimentichiamo che annovera tragicamente nel suo triste palmares parecchi incidenti gravi ed alcuni mortali.

Ci sono le protezioni, dunque perche non usarle, tra l’altro regalandoci oltre alla tranquillità relativa all’incolumità, anche la possibilità di trasformare una volgare “mungitura di catene” in una più nobile arrampicata sfruttando appoggi e appigli naturali?

Ovviamente questo è solo il mio punto di vista, ma penso che la prudenza in montagna non sia mai troppa………..

Ed infine i Saluti e i Ringraziamenti.

Permettetemi dunque di ringraziare tutti voi che avete avuto la pazienza e la bontà di leggere fino in fondo, permettetemi di ringraziare « Nonno » Paolo, nonchè amico e grande persona per lo spazio gentilmente concessomi per descrivere questo itinerario, e al quale rivolgo un sincero abbraccio…….

Un caro saluto a tutti, buon Ferragosto e ormai l’augurio tipico di questo blog “Buona montagna a tutti” (cit. Nonno Paolo).

Marco Annoni

4 Replies to “Cresta della Giumenta”

  1. Grazie per la condiviisione di questa ecursione. Aritcolo molto dettagliato. Concordo sul fatto di utlizzare i kit di sicurezza visto che ci sono stati incidenti anche mortali.

  2. Bella relazione Marco, condivido le tue considerazioni sull’uso degli accessori di sicurezza dove hanno previsto attrezzature di percorsi esposti!

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