Quale cibo durante un trekking o un’escursione?Ovvero, come salvaguardare peso, spazio e portafogli senza dover rinunciare al gusto e alla qualità.

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Chi di noi amanti della montagna non considera la preparazione dello zaino un vero e proprio rito?

Se da un lato già pregustiamo le emozioni, le esperienze, i suoni, i profumi e tutto quanto ci potranno regalare le nostre escursioni o i nostri trekking, dall’altro questo rituale rappresenta in qualche modo la nostra nemesi e una interminabile fonte di dubbi riguardo il contenuto del nostro zaino.

Già qui si scatenano mille “pipponi inconsci” su cosa ci servirà realmente e cosa invece sia superfluo, ma che comunque potrebbe regalarci un maggior comfort al pari di una “coccola di alta quota”.

Ed ecco i novelli ultralighters seguaci delle filosofie dei thru hikers d’oltre oceano, lottare per eliminare l’ultimo grammo e ridere dei normalissimi escursionisti che magari previdenti e desiderosi di maggior comfort si portano un kiletto in più…

Al di la di queste simpatiche opinioni, a volte a mio avviso portate bonariamente all’eccesso da chi in realtà non ha necessità alcuna di ridurre il singolo grammo, volevo ragionare insieme a voi su quali cibi portare nel nostro zaino durante escursioni o trekking, ben consapevole del fatto che non si possa certo generalizzare, viste le situazioni parecchio differenti che introducono una moltitudine di variabili da tenere in debito conto.

Va da se che non prenderò in considerazione il fatto di fermarci in un rifugio, in quel caso una bella polentina con funghi e spezzatino, o magari un bel piatto di pizzoccheri già fanno venire l’acquolina ancor prima di raggiungere la meta, ma ci sono casi non così rari dove non incontreremo rifugi con eccellenti cuochi durante le nostre soste, ma semplici baite o bivacchi, magari pernotteremo in tenda e in questi casi dovremo pensare noi stessi alla nostra sussistenza.

Pensiamo dunque all’ipotesi peggiore… non incontriamo rifugi, percorriamo una zona con scarsità di acqua tale da non consentirci di reintegrare le scorte e soprattutto non ci accamperemo per la notte vicino ad una fonte d’acqua.

Proviamo dunque ad analizzare insieme i pro e contro delle singole scelte, considerando che almeno la sera, un piatto caldo è certamente corroborante, per cui tralasciamo volutamente il classico Pane salame e formaggio, gustosissimi, ma di scarsa utilità in queste situazioni.

Abbiamo detto un piatto caldo? Già, ma in questo caso si aprono un mondo e una quantità di idee e possibilità che richiederebbero un intero volume per la loro trattazione, ma cerchiamo di sintetizzare per evidenti ragioni di spazio.

Partiamo da un classico, i Ramen/Noodles.

I Pro sono certamente il basso costo, la facilità e la velocità di preparazione, il buon gusto, la grande varietà di scelta, il peso ridotto (circa 85 gr), il fatto che il loro contenitore ci consenta di non sporcare pentolini, il basso consumo di gas necessario a scaldare l’acqua per la reidratazione/cottura.

I Contro sono il notevole ingombro del contenitore (diametro 9,5 cm. altezza 11,5 cm. non comprimibili) che data la forma non consente di ottimizzare gli spazi, il bassissimo apporto calorico (circa 95 Kcal per 100 gr.), così importante dopo una giornata di cammino e sempre quel maledetto ingombro ( che comunque costituirà spazzatura che dovremo portare con noi fino alla fine (chi abbandona in montagna i propri rifiuti sia colto da dissenteria acuta 🙂 )

Un altro grande classico, I Risotti in busta

I Pro sono certamente il basso costo, un buon gusto (mai quanto un risotto fatto in casa), ingombro e peso ridotti (circa 185 gr. in una busta di 13,5 x 19 x 3 cm.), la busta può essere anche ripiegata su se stessa riducendo l’ingombro, ma fossi in voi eviterei di rovinarla e più avanti vi svelerò il motivo, il minimo ingombro della spazzatura.

I Contro sono un basso apporto calorico (circa 109 Kcal su 100 gr. di risotto), il tempo necessario alla cottura (circa 15/20 minuti) e il conseguente notevole consumo di gas, la notevole quantità di acqua da impiegare per la preparazione (500/600 ml. in funzione delle varie tipologie)

Vi avevo detto di evitare di rovinare la busta ed ora vi svelo il perche…

Avete notato che la busta dei risotti Knorr (gli altri non so) all’esterno è di un materiale cartaceo, ma all’interno è rivestita di un materiale simil alluminio? Bene, se versate all’interno della busta i 500 ml. di acqua bollente, mescolate di tanto in tanto e attendete una ventina di minuti, il risotto cuocerà comunque ma vi farà risparmiare una notevole quantità di gas, potrete mangiarlo direttamente dalla busta evitando di sporcare pentolini e naturalmente risparmiando acqua per la detersione delle stoviglie (vi ricordo che stiamo considerando la peggiore delle ipotesi, quella dove non abbiamo fonti di acqua vicine). In presenza di climi più freschi può essere d’aiuto una di quelle buste isotermiche acquistabili per pochi Euro.

Una meraviglia della cucina Italiana i Tortellini in brodo

I Pro sono certamente il basso costo, il gusto che è esattamente lo stesso della cucina casalinga se si usa il brodo fatto con il dado, la facilità di preparazione, ingombri e pesi ridotti (con una confezione di 250 gr ci fai due pasti), il notevole apporto calorico rispetto a quanto analizzato finora (405 Kcal per 100 gr.), il ridotto ingombro della spazzatura.

I contro sono la notevole quantità di acqua necessaria, il tempo di preparazione e il conseguente consumo di gas, la necessità di cuocerli nel pentolino con conseguente necessità di ulteriore acqua per la detersione. A tal proposito, condivido il suggerimento di Federico, un assiduo e storico membro di questa community, che consiglia di utilizzare dado vegetale in quanto presentando una minor componente grassa, facilita la detersione senza sacrificare il gusto e questo ve lo posso confermare per esperienza personale.

Un classico retaggio del passato il Jerky, ovvero la Carne Secca

A mio avviso uno snack fantastico e saporitissimo che porto spesso con me in alternativa alle classiche barrette. Ho volutamente parlato di snack in quanto l’apporto proteico è tanto alto quanto è bassissimo l’apporto calorico, quindi non mi sento davvero di considerarlo un pasto, in più è cibo freddo che esula dal nostro discorso, ma ringrazio Lorenzo che mi ha suggerito di parlarne. Tra l’altro se non lo avete mai assaggiato provatelo, lasciatelo sciogliere in bocca tra una masticata e l’altra e sono certo che l’inconfondibile gusto della carne marinata un WOW ve lo strapperà di sicuro. Ormai il jerky lo trovate in qualunque supermercato e se vi piace il DIY potete farvelo in casa senza alcuna difficoltà, ve lo garantisco per esperienza.

Le nuove tendenze, i Cibi da trekking disdratati in busta

Ce ne sono davvero di tutte le marche e per tutti i gusti, a partire da quelli di facile reperibilità negli store della nota azienda Francese, fino a quelli più ricercati acquistabili solamente online.

Il denominatore comune è il costo esagerato, mediamente 12/15 Euro per un prodotto del quale non discuto la qualità, bensì discuto il fatto che a quelle cifre mangio lo stesso piatto, sicuramente più buono e fresco, seduto e servito in trattoria. Ma quindi non hanno senso? Lungi da me asserire questa cosa, anzi, hanno assolutamente senso, vedi ad esempio spedizioni ecc., ma forse per i normali trekker ci sono soluzioni più abbordabili di cui vi parlerò più avanti se avrete la pazienza e la bontà di leggere i miei sproloqui fino alla fine.

Vediamo i Pro, essendo cibi disidratati e dedicati al trekking, hanno alti apporti calorici ( mediamente intorno alle 500 Kcal e a volte anche qualcosina in più), confezioni con ingombri e pesi ridotti, si preparano in una decina di minuti semplicemente inserendo acqua bollente nella busta, si consumano direttamente dalla busta senza sporcare pentolini, hanno date di scadenza molto lunghe e la spazzatura ha ingombri minimi. Il gusto va dall’appena sufficiente al mediamente buono, ma state tranquilli che non strabuzzerete gli occhi e non urlerete al miracolo, siamo comunque ben lontani dai gusti della cucina di casa.

i Contro sono pochi in realtà, se non per via del fatto che la reidratazione rende i cibi mangiabili, ma non restituisce loro i fasti originari, inoltre va considerato che se ci ostiniamo a scegliere pasti che ben si confanno alla nostra tradizione culinaria, ne rimarremo profondamente delusi. Avete presente come può essere un piatto di pasta alla bolognese prodotto da aziende Francesi o Americane? Ecco, appunto, vedo che avete compreso, meglio in questi casi optare per piatti tipici del paese di produzione.

Il costo elevato di queste buste costituisce un altro fattore a sfavore di questi pasti disidratati.

E PER QUANTO RIGUARDA L’ACQUA?

Tutte le tipologie di pasti che abbiamo finora menzionato, ad eccezione del jerky che considero solo uno snack, richiedono l’utilizzo di acqua per la cottura e la reidratazione, acqua che diviene componente stessa del pasto, quindi che sottraiamo alle nostre scorte avendo detto che nel nostro esempio ci muoviamo in ambiente privo o comunque molto avaro di fonti idriche.

Quindi quanta acqua dobbiamo portare con noi per reidratarci e dissetarci considerando che gran parte della nostra riserva se ne andrà per allestire pranzo e cena? Se prendiamo come esempio un pasto disidratato da trekking di ottima qualità, noteremo che per 150 grammi dovremo aggiungere dai 350 ai 400 ml di acqua per un totale di 450/500 gr. quindi è poi davvero così leggero e poco ingombrante?

Nel caso di un risotto in busta del peso di 185 gr vanno aggiunti 500/600 ml di acqua che portano il peso finale a circa 700 gr, anche in questo caso è davvero poco ingombrante e leggero questo pasto?

Purtroppo si tende sempre a non considerare l’acqua come parte integrante di quel determinato pasto e l’acqua, che vi piaccia o no ha un peso e un volume per nulla trascurabili in uno zaino.

OK, NULLA DA ECCEPIRE, SONO COSE CHE SI SANNO, MA ESISTE FORSE UN’ALTERNATIVA?

A mio modesto parere si, esiste, non dimentichiamoci che siamo Italiani, la nostra tradizione culinaria, i nostri piatti e il nostro modo di prepararli ci è invidiato dal mondo intero, ed è qui che scatta l’idea…

Calma, non vi è assolutamente nulla di rivoluzionario o di inventato, si tratta di un metodo di cottura ampiamente utilizzato, semplicemente in questo caso applicato ai nostri cibi preferiti durante un trekking nell’ottica di ottimizzare tutto quanto precedentemente detto.

Se vi nominassi “La cottura a bagnomaria di alimenti sottovuoto”, non vi stuzzica l’idea di indagare meglio se questa sia una soluzione adottabile? Secondo il mio modesto modo di vedere, e lo sto testando da tempo, lo è per tantissime ragioni, proverò dunque ad elencarvi le principali…

Cibi sani e genuini: Siamo noi infatti a determinare il grado di qualità attraverso la scelta degli ingredienti.

Il gusto: Siamo noi a dosare il gusto secondo le nostre ricette e il nostro palato, lo stesso cibo che consumiamo a casa lo consumiamo nei nostri trekking.

Il costo: Davvero irrisorio, basta pensare quanto costi un ottimo piatto di pasta cucinato a casa

L’acqua utilizzata: Nessuno spreco, nessun consumo, a parte quella piccola e modesta quantità che evapora, trattandosi di cottura a bagnomaria l’acqua si recupera per le cotture successive, diciamo che con mezzo litro di acqua gestite tranquillamente una settimana di trekking.

Apporto calorico: Assolutamente di rilievo, nulla da invidiare ai pasti specifici e se gestito con attenzione li surclassa senza possibilità di smentita..

Peso e ingombro totali: facciamo una rapida comparazione su 3 giorni, quindi consideriamo solo 3 cene. A tal proposito consideriamo la pasta al ragù che è fonte sia di proteine che di carboidrati, quindi possiamo considerarlo un pasto completo.

Pasta al ragù in buste da trekking: 150 gr di prodotto disidratato +400 ml. di acqua per la cottura / idratazione, pari a 550 gr di peso complessivo, quindi 1,65 kg per tre pasti.

Pasta al ragu cucinata e messa sottovuoto per cottura a bagnomaria: 150 gr di pasta secca + 150 gr di ragù danno circa 380 gr di prodotto cotto finito e imbustato, quindi 1,14 kg per tre pasti, considerando che per riscaldarlo utilizzo sempre i soliti 350/400 ml, il peso che mi porto a spasso è 1,54 kg. per tre pasti.

A parità di consumo di gas, ma avendo peso e ingombro complessivi inferiore, gusti indiscutibilmente migliori, cibi genuini, secondo voi chi vince?

INTERESSANTE, MA COME SI FA?

Nulla di più semplice, si preparano i nostri piatti, siano essi paste al ragù, al pesto, all’arrabbiata o con qualunque sugo la vostra fantasia vi suggerisca, spezzatini, arrosti, hamburger, cosce di pollo, e mille altri manicaretti della nostra buona tavola, li mettiamo sottovuoto e per riscaldarli li immergiamo in acqua bollente per qualche minuto ed ecco pronto il nostro pasto con quasi tutta la sua fragranza originale.

Personalmente uso sacchetti tubolari per sottovuoto adatti alla cottura a bagnomaria, li taglio della dimensione desiderata, un buon punto di partenza può essere una dimensione di 20 x 20 cm, ne sigillo un’estremità con l’apposita macchina inserisco la monoporzione desiderata e a questo punto faccio il vuoto e sigillo definitivamente il sacchetto.

Oltre alla conservazione sottovuoto di qualsiasi alimento fuori frigo di minimo una settimana contro 1 giorno max 2 giorni se conservato normalmente, aggiungiamo anche l’assenza di perdite e di odori.

Giunto a destinazione faccio bollire 350 /400 ml di acqua nel mio gavettino Toaks in titanio da 750 ml. (grazie Federico per avermelo consigliato, davvero un gran prodotto), con fornellini tipo il BRS o MSR, l’acqua bolle in circa 2 minuti e mezzo, ne immergo il sacchetto sottovuoto, lascio bollire per un minuto, quindi spengo il gas e lascio a bagnomaria qualche minuto rigirando il sacchetto un paio di volte.

a questo punto non resta che aprire, mescolare e gustare direttamente dal sacchetto senza sporcare nulla.

L’acqua di bollitura la ritravaso da fredda nel suo contenitore e la riutilizzerò per riscaldare il prossimo pasto, ho cosi preservato le mie riserve di acqua da bere, inoltre, last but not least, i rifiuti da portare a valle sono davvero poca cosa.

Premetto che io non sono un nutrizionista, quindi se faccio alcuni cenni alle calorie dei cibi, mi avvalgo semplicemente delle informazioni presenti sulle confezioni o comunque delle info nutrizionali consultabili sui siti dei produttori, sono ovviamente consapevole che la nutrizione è una scienza che si basa su molteplici fattori, le calorie non sono altro che una piccola parte di tutto ciò, e sottolineo che io sono ben lungi dal voler essere uno di quei “tuttologi de noartri” di cui il web ormai trabocca, pertanto mi vorrete concedere qualche imprecisione che sicuramente ci sarà.

Comunque se confrontiamo il contenuto calorico di una busta di cibo dedicato al trekking, ad esempio la già nominata pasta al ragù, notiamo che ci aggiriamo intorno alle 550 Kcal. niente che non sia altrettanto raggiungibile se non surclassabile da una monoporzione fatta in casa partendo da 150 gr di pasta secca.

Per la scelta dei tipi di pasta tenete conto che il sottovuoto tende a comprimere parecchio la preparazione, quindi usate tipi di pasta corta che non si distruggano, Personalmente per queste preparazioni trovo ottimi gli ziti o le caserecce, ma anche le mezze penne rigate, mentre altri tipi di pasta trovo si comprimano troppo. Sono tentato di provare i garganelli all’uovo in quanto a livello nutrizionale sono ancora superiori, ma al momento non ho info certe su come reggano la pressione.

Una piccolo consiglio: lasciate raffreddare parzialmente il cibo prima di imbustarlo e sigillarlo, personalmente preferisco inserirlo quando è ancora tiepido, in quanto mi consente di preservare un minimo della parte liquida del sugo che renderà tutto più gustoso quando riscaldato a bagnomaria.

Se decidete di lasciare raffreddare completamente il cibo prima di imbustarlo, non superate le due ore, in quanto trascorso quel tempo, iniziano a svilupparsi batteri patogeni che attivano il deterioramento. Va assolutamente tenuto presente che il sottovuoto, allunga sensibilmente il tempo di conservazione dei cibi, ma se è già iniziato il degrado, il sottovuoto non lo arresta, per questo motivo i cibi vanno messi sottovuoto entro le due ore dalla loro cottura.

Sarebbe utile a tutti se commentaste esponendo le vostre esperienze, abbiamo tutti sempre e solo da imparare dalle altrui conoscenze.

ED INFINE I SALUTI E I RINGRAZIAMENTI

Un caro saluto a tutti voi che avete avuto la pazienza e la bontà di leggere questo articolo, un abbraccio a tutta la community, un abbraccio a Sara che quando si parla di cibo ha tanto da insegnare a noi tutti e un abbraccio al caro nonno Paolo con il ringraziamento per questo spazio concessomi e mi perdonerà se prendo in prestito il suo motto augurando “buona montagna a tutti” e per rimanere in tema ci aggiungo “buon appetito”.

Marco Annoni

8 Replies to “Quale cibo durante un trekking o un’escursione?Ovvero, come salvaguardare peso, spazio e portafogli senza dover rinunciare al gusto e alla qualità.”

    1. Carissima Sara, lo spazio è tiranno e le cose da dire sarebbero tantissime, ma se un’esperta di cucina come te lo ha apprezzato, posso solo ringraziarti.

  1. Ho fatto qualche trekking di più giorni senza punti intermedi per le provviste, ci sono le mappe con le fonti d’acqua, studio un percorso per passarci il secondo giorno, anche a costo di scendere e risalire.
    Pur ammirando le proposte, preferisco il minestrone o pasta e fagioli, mentre si scalda ci butto dentro scaglie di grana, ho la pancetta quadra meglio stufata, ci metto anche un po’ di cotenna, cosa vuoi di più! ho anche reintegrato i liquidi.
    Al posto dei panini le gallette o il carasau, tende a frantumarsi nello zaino, ma troppo buono.
    La soluzione proposta di utilizzare più volte l’acqua del bagnomaria, mi sembra uno spreco di gas. hai l’acqua calda, devi bere, fatti un tè!
    La frutta secca, arachidi etc., o disidrata è sempre un piacere.
    Poi naturalmente è questione di gusti.

  2. Marco farti i complimenti per questo articolo è poco. Grazie per la condivisione di queste utili informazioni. Letto con interesse perché la preparazione cibo per me è un punto debole, ma fondamentale per trekking di più giorni e avventure alpinistiche.

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