Da Pozza di Fassa al rifugio Passo San Nicolò

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Un percorso ad anello che parte da Pozza di Fassa, sale al Buffaure e prosegue fino al rifugio Passo San Nicolò, per poi scendere nell’omonima valle e fare ritorno in paese. Non soltanto natura ma anche storia. Luoghi mozzafiato dai quali ammirare, a 360 gradi, le meravigliose vette delle Dolomiti. Luoghi dove ancora si incontrano, silenziose, le testimonianze della Grande Guerra.

Per chi soggiorna in Val di Fassa, e ancor più per chi sceglie di stare proprio a Pozza di Fassa, l’escursione al rifugio Passo San Nicolò è un’ottima opportunità per stare al centro di una natura meravigliosa e per visitare i luoghi in cui si è combattuta la Prima Guerra Mondiale. Ci sono diversi percorsi per raggiungere il rifugio Passo San Nicolò. Quello che abbiamo scelto noi è forse il più esposto ai venti, ma permette una vista eccezionale. Da Pozza di Fassa si raggiunge la stazione di partenza della cabinovia che in pochi minuti conduce al Buffaure, poco sopra i 2000 metri. Una volta arrivati si prosegue con la seggiovia, che altrettanto rapidamente permette di raggiungere il rifugio El Zedron a circa 2350 metri.

Se fino al rifugio El Zedron ci siamo fatti trasportare comodamente dagli impianti, da qui comincia il percorso a piedi. Prendiamo il sentiero 613 che senza difficoltà percorre la cresta e conduce in vetta al Sas Porcel, poco sopra i 2400 metri. Da qui la vista è a dir poco eccezionale. Si possono ammirare le Dolomiti a 360 gradi. Il gruppo del Catinaccio, il Sassolungo, il gruppo del Sella, la Marmolada, il Costabella, il Monzoni e proprio sotto, sulla destra, l’intera Val San Nicolò.

Dal Sas Porcel, con lo stesso sentiero 613, si scende leggermente fino a raggiungere un punto di snodo dal quale, a sinistra, si può raggiungere il Ciampac. Noi però proseguiamo dritti con il sentiero 613B che sulla cartina è segnato con i puntini e quindi è leggermente più impegnativo. E’ proprio su questo tratto che il vento si fa sentire maggiormente e bisogna stare attenti perché la cresta si fa sottile e ci sono punti molto esposti. Inoltre il sentiero presenta a volte tratti poco stabili soprattutto se nei giorni precedenti è piovuto. Spesso è possibile incontrare, a pochi metri dal sentiero, diverse marmotte di sentinella. Con un po’ di fortuna si possono avvistare anche i caprioli nei tratti più bassi, sul limitare del bosco.

Una volta superata la cresta si passa proprio sotto al Sas De Roces. Qui il sentiero, che si mantiene sempre sopra i 2400 metri, è attrezzato con funi di metallo che rendono più sicuri e agevoli i passaggi. Si raggiunge il Sas Bianch e infine si arriva nella parte alta della Val Contrin. In lontananza si può già vedere il rifugio Passo San Nicolò. E’ proprio in questo tratto, quello che va dal Sas Bianch al rifugio Passo San Nicolò, che ci fermiamo a vedere quel che rimane della Grande Guerra. Una trincea d’alta quota, un rifugio crollato, pietre sistemate a formare barriere e piccoli resti di metallo che il tempo ha coperto di ruggine e consumato. Dove oggi si passa per piacevoli escursioni, poco più di cento anni fa si combatteva. Il gestore del nostro albergo, a Pozza di Fassa, ci raccontava che in questi luoghi i nemici erano due. Il primo era il nemico contro il quale si doveva sparare, il secondo, a volte più pericoloso del primo, era l’inverno con il freddo che entrava fin dentro le ossa. E i soldati non avevano certo gli abiti di cui disponiamo oggi noi.

Raggiungiamo il rifugio Passo San Nicolò a 2338 metri e ci rilassiamo un po’ gustando gli ottimi dolci che preparano. La torta di grano saraceno, servita con una ricca porzione di panna, è davvero squisita. Poco dopo riprendiamo il cammino per scendere nella Val San Nicolò. Il sentiero che conduce giù è il 608, ma bisogna fare attenzione a non prendere il vecchio passaggio che qualche anno fa è franato e che dopo pochi metri diventa non più percorribile. Dopo una discesa molto ripida si raggiunge la baita Alle Cascate a 2011 metri, forse il posto più caratteristico della Val San Nicolò e anche il più frequentato. Le cascate sono molto belle e con un buon paio di scarpe impermeabili è possibile attraversare numerosi tratti per ammirarle più da vicino.

Dopo una breve pausa per ammirare le cascate, riprendiamo il camino. Il sentiero che conduce a Pozza di Fassa è il 608, che però da questo punto in poi è praticamente una strada in leggera pendenza. Si può quindi camminare ammirando i boschi circostanti e la natura che in questa valle è strepitosa. Ad accompagnare la discesa ci sono numerose baite. Arrivati alla baita Ciampié, a 1820 metri, si può scegliere se proseguire a piedi fino al paese oppure farsi trasportare dal trenino (che in realtà è un pulmino con due vagoni al seguito) che passa più o meno ogni mezz’ora collegando il centro di Pozza con la Val San Nicolò.

Una volta sulla via del rientro in paese, sia che si faccia il percorso a piedi sia che lo si faccia a bordo del trenino, si possono vedere gli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia qualche anno fa. Migliaia di abeti spezzati in pochi minuti dalla furia del vento. In Val San Nicolò e nella vicina Val Monzoni i danni, per fortuna, non sono stati ingenti come in altre zone (come ad esempio intorno al lago di Carezza) ma gli alberi che purtroppo sono stati abbattuti sono decine di migliaia.

Qualche consiglio… Come sempre si dovrebbe fare in montagna, è bene partire presto, in questo caso all’apertura degli impianti del Buffaure. Se si va con bambini, fate molta attenzione al sentiero 613B perché la cresta è davvero molto stretta e ci sono numerosi passaggi molto esposti (con i bambini meglio non farlo se il giorno prima è piovuto molto). Se non volete mangiare con i panini, il rifugio Passo San Nicolò offre una buona opportunità per gustare ottimi dolci.

5 Replies to “Da Pozza di Fassa al rifugio Passo San Nicolò”

  1. Ciao Cristiano, grazie per la bella proposta e per le altrettanto belle foto! “Millemila” anni fa a Pozza di Fassa ho trascorso 3 settimane accampato lungo il torrente Avisio per frequentare il corso roccia della Brigata Alpina Orobica, dove prestavo servizio, ed a quella zona ho legato molti bei ricordi.
    La tua escursione potrebbe diventare una belissima occasione per tornare (confesso che da allora non ho piu’ frequentato quella parte del Trentino) e ripercorrere i tuoi passi! Un caro saluto. Federico

  2. Cristiano non si smentisce mai, squisito narratore ed eccellente fotografo, riesce sempre ad immortalare immagini, relazioni e pensieri. Complimenti sinceri, bellissimo articolo.
    Un abbraccio…
    Marco

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