Direttissima al Rifugio Rosalba Gps

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Un insolito giro ad anello nel luogo dove è nato l’alpinismo, tra le guglie della Grignetta e lo sfondo del lago di Como.

La Direttissima al Rifugio Rosalba con chiusura ad anello scendendo dal Sentiero delle Foppe.

Devo ringraziare Marco che mi ha inviato le foto è una sua riflessione su questo particolare itinerario, che amo veramente tanto, perchè passa dal Campaniletto.

Una riflessione direi attuale, perchè qualche giorno dopo l’escursione di Marco, muore sulla Grigna Settentrionale, Claudio Ghezzi, recordman di scalate sulla Grigna. Oltre 5600 volte era salito in vetta. Marco ha condiviso anche la sua traccia Gpx.

Marco alla scaletta caminetto Pagani.

Puoi trovare la descrizione di questo percorso anche nel video: Direttissima Grignetta

Riflessioni lungo la Direttissima in Grignetta

Una lunga pausa forzata causata da una brutta tendinite ai legamenti del ginocchio destro mi sta
facendo innervosire, ma il richiamo della montagna vince sempre e alle 5 di mattina si parte alla volta
dei Resinelli per provare ad affrontare la Direttissima……..
Il sentiero della Direttissima è un percorso denso di fascino e di storia, si sviluppa infatti in ambienti
selvaggi ed impervi tra le affilate guglie della Grignetta, regalando scorci e panorami mozzafiato, un
autentico tempio naturale dove torri, pinnacoli e pareti appaiono come una vera cattedrale di Roccia.
Tra queste pareti e canaloni scoscesi, culla ancestrale dell’alpinismo lombardo, sono state scritte
importanti ed indimenticabili pagine di storia, e tuttora la Grignetta rimane meta ambita per ripetizioni
delle vie classiche rivisitate in ottica moderna.
Come non Ricordare grandi nomi vanto dell’alpinismo italiano come ad esempio Walter Bonatti che
proprio tra le guglie della Grignetta mosse i suoi primi passi scalando il Campaniletto (ci si passa
accanto), come non rimanere affascinati dalla verticalità della Torre Costanza sempre ben visibile sulla
quale si snodano quasi parallele due grandi vie come la Cassin e la Bonatti, per non citare la Oppio, la
Cassin, la Alippi (via del Det) al Sasso Cavallo che troneggia di fronte al rifugio Rosalba.
Insomma, un percorso lungo il quale lo sguardo spazia dai laghi, alle praterie di alta quota regno dei
camosci sempre presenti, timidi e discreti compagni di avventura, fino alle affilate guglie che sembrano
toccare il cielo, insomma un percorso per quanto mi riguarda dannatamente introspettivo, forse proprio
per questo lo amo cosi tanto.
La Direttissima in Grignetta non è certamente un percorso adatto a chiunque, si tratta infatti di un
percorso attrezzato per escursionisti esperti (EE), non lo definirei una ferrata vera e propria, ma
certamente richiede un minimo di dimestichezza con la montagna ove è richiesto l’uso delle mani.
Nulla di difficile, sia chiaro, ma un percorso da affrontare con testa, un minimo di preparazione e un
minimo di attrezzatura.
A tal proposito mentre cammino maledicendo il dolore al ginocchio destro che mi perseguita, mi sorge
spontanea una breve riflessione sulla necessità di un’attrezzatura basic per percorrere la
direttissima……….
Si tratta di ambienti impervi e comunque da non sottovalutare, per quanto con difficoltà ridotte al minimo,
quindi la domanda sorge spontanea, ovvero “ ma è davvero necessario indossare caschetto e imbrago”?
Se guardiamo meramente il livello di difficoltà la risposta è no, fermo restando che il livello di difficoltà è
sempre un fattore soggettivo e legato a mille condizioni, ma se analizziamo il discorso nella sua totalità
la risposta a mio avviso è un “si, assolutamente”.
Si al caschetto perché a volte chi sta sopra di noi o semplicemente capre e camosci possono smuovere
sassi, e non devo certo raccontarvi che effetto fa essere colpiti da un sasso, magari mentre si attraversa
un passaggio esposto.
Si anche all’imbrago indossato e al kit da ferrata o almeno una longe, un cordino con un moschettone,
insomma qualcosa che consenta una rapida assicurazione se ci si trova in una situazione difficile.
Assicurarsi ci fa forse sentire degli sfigati? Non ridete, ma fermandosi ad osservare ragazzi dal passo
malfermo, tipico segno di scarsa esperienza, che passano slegati…… Beh, allora la domanda è, se
davvero non servono a nulla le protezioni, perché il percorso è stato attrezzato con funi e catene? E visto
che ci sono, è davvero cosi disonorevole assicurarsi usando le protezioni per salvaguardare la propria
incolumità? Non potremmo finalmente vedere ste benedette funi e catene come mezzo di assicurazione
e non come mezzo di progressione al quale aggrapparsi brutalmente per tirarsi su di peso, con tutti i
rischi che tutto ciò comporta? Diamine, è cosi bello progredire appoggiando le mani sulla roccia godendo
della sicurezza data da un imbrago che in caso di caduta o semplicemente di un banale scivolone ci
salva da spiacevoli conseguenze, che il non usarlo mi pare davvero fuori luogo.
Quindi indossarlo non costa nulla, se serve siamo pronti, alla faccia di quelli che magari ci guardano con
un velato sorriso.
In altre parole SI alla sicurezza, sempre e comunque, soprattutto a chi come me ama spesso andare da
solo.

Su questo splendido percorso sono stati scritti fiumi di inchiostro e girati migliaia di video, pertanto non è
mia intenzione incrementare la già abbondante letteratura, le mie sono semplici riflessioni che prendono
forma lungo il percorso verso il rifugio Rosalba, percorso che risulta piacevolmente in ombra durante la
calura di questi giorni.
Da non sottovalutare la totale assenza di fonti di acqua, pertanto se si rimane senza, l’unica possibilità di
reperirla sono i rifugi.
Il ginocchio mi avverte che non sono per nulla in forma, meglio quindi abbandonare l’idea originaria del
canalone Angelina verso il sentiero Cecilia e quindi l’ultimo tratto della Cresta Cermenati verso la vetta,
decidendo quindi di ripiegare sul sentiero Giorgio che intersecherà il Cecilia presso il colle Garibaldi e di
li in pochi minuti mi permetterà di scendere al panoramicissimo Rifugio Rosalba per una buona
colazione.
Ho detto che qui su questa montagna sono state scritte pagine di storia, infatti non si parla solo di
alpinismo, il rifugio Rosalba fu durante il conflitto mondiale un punto nevralgico della resistenza
partigiana Lecchese, infatti venne distrutto dai reparti Tedeschi nel 1944.
Dopo una eccellente crostata casereccia e una tazza di caffè (chissà perche le colazioni in montagna
hanno sempre sapori unici) scendendo su agevole sentiero, si ha la possibilità di scegliere tra due
percorsi per rientrare ai Piani Resinelli, infatti, imboccato il sentiero che scende sul versante opposto a
quello di salita, si incontra poco sotto il rifugio un bivio con i cartelli segnaletici.
A Sinistra si percorre il sentiero dei morti, più ripido e a tratti attrezzato, mentre volgendo a destra si
percorrerà il sentiero delle Foppe, decisamente più trafficato in quanto più agevole.
Il ginocchio decide per me e opto per il sentiero delle Foppe, che dopo un bellissimo tratto in quota si
addentra nel bosco e si trasforma in gradoni e sfasciumi che mi fanno maledire la scelta, ma a valle
bisogna pur tornare…..
la mattinata si conclude con una birra seduto al tavolo del bar dei Piani Resinelli con lo sguardo rapito da
quella montagna e il bicchiere che si leva in un brindisi a quella pagina di storia chiamata Grignetta.

Marco Annoni Giugno 2022

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    2 Comments

    Fermarsi a mangiare al Rifugio Rosalba è sicuramente una esperereinza…